Omofobia: canto monodico in difesa del se
In questo lavoro mi sono proposto di provare a tracciare il senso che il referente omosessuale può assumere nell’assetto mentale omofobico e muovendomi in un territorio di confine utilizzando spunti provenienti da riflessioni filosofiche, psicoanalitiche, storiche e legislative, ho delineato la mia ipotesi che ho sintetizzato nel titolo di questo lavoro. “Omofobia: canto monodico in difesa del seâ€, la monodia, dal greco μονῳδία, composto di μονο, mono, «unico, solo» e ᾠδή, ode, «canto», in musica, è in origine una composizione per una voce solista avente una sola linea melodica e in seguito indica anche una composizione in cui la linea melodica solista era accompagnata da uno o più strumenti. L’ipotesi che traccio in questo lavoro, seguendo le strade della teoria, della storia e della legislazione italiana, della ricerca e le riflessioni provenienti da un intervento breve in gruppo, è che l’assetto mentale omofobico è molto simile ad un canto monodico che, per quanto possa essere eseguito singolarmente o a più voci, con uno o più strumenti, resta comunque unico e solo dal punto di vista sia melodico che ritmico. Un canto, quindi, che non prevede l’incontro con altre melodie – declinate variabilmente come castrate, nemiche, segrete etc.. – una armonia solitaria che assume funzione protettiva rispetto a ciò che, in maniera persecutoria, è considerato altro. L’assetto mentale omofobico rileva il paradosso delle ricerche identitarie chiuse e nette e apre il discorso sugli aspetti dinamici dell’identità . Ciò che si configura come altro da sé, seguendo il teorema del «doppio binario» di Grotstein (2000), si radica nel profondo della propria identità , nel rapporto dialogico tra dentro e fuori, tra attivo e passivo, tra proprio e altro, da cui prende forma il sentimento di identità , un sentimento perturbante, che include nell’identità il familiare e l’estraneo, se stesso e l’alterità . (Russo, 2009. Cit. p. 17). Un canto polifonico, continuando a seguire la metafora musicale, nel quale melodie differenti si intrecciano in una unità armonica in cui a volte può emergere l’una o l’altra melodia. È allora la rottura di questa polifonia, di questo rapporto dialogico, la questione problematica che talvolta assume le coloriture dell’assetto mentale omofobico.